di Sebastiano Bazzichetto

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Per concludere in dolcezza la settimana della lingua italiana nel mondo – dulcis in fundo si direbbe con espressione latina – vi proponiamo uno dei più famosi e dei più mangiati dolci italiani: il tiramisù, un dolce dalle origini decisamente piccanti che fu inventato in Veneto ma che è famoso in tutto il mondo.

La storia

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Le Salon de la rue des Moulins di Touluse Lautrec, un bordello di alto bordo

Attorno al tiramisù girano molte leggende: si dice che lo stesso Casanova ne mangiasse a cucchiaiate prima delle sue imprese erotiche. Ma l’origine di questo dolce non risale al 1700 bensì ai tempi più moderni del Novecento, probabilmente tra gli anni ’20 e ’30 del secolo. Forse non tutti sanno che il tiramisù nasce in un bordello (una casa chiusa, di tolleranza, usate gli eufemismi che più vi piacciono) nella città di Treviso in Veneto. Inizialmente nella forma di una crema fatta di uova, mascarpone, caffè e un po’ di liquore (marsala o grappa) servita in una tazza o bicchiere in cui venivano intinti gli altrettanto famosi savoiardi, era un ottimo sostegno energetico sia per le lavoratrici che per i clienti. Da qui, inoltre, deriva  il nome che letteralmente indica qualcosa che dà energia e rivitalizza chi lo mangia: tirami sù!
Negli anni, questa prelibatezza ha assunto la forma che conosciamo oggi, con i savoiardi imbevuti nel caffè e ben distesi nel piatto da portata, la crema al mascarpone e una spolverata di cacao amaro in cima.

Una nota speciale per i Savoiardi
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Tutti noi conosciamo questi biscotti leggeri e friabili di forma oblunga (in inglese, ladyfingers, but which lady do they belong to?), fondamentali per fare un buon tiramisù.
Sono dei biscotti che hanno un’origine regale e molto antica: furono infatti creati nel tardo Medioevo dal cuoco della corte di Amedeo VI di Savoia per un fastoso banchetto organizzato in onore di una visita dei re di Francia.
Una ricetta del Cinquecento ne indica la composizione: «Si fanno con poca farina, albume d’uovi e zuccaro».
“El biscotin” pur essendo di origine piemontese arrivò nelle aree d’influenza dei Savoia. In Francia lo troviamo citato nel dizionario di cucina di Dumas; in Sardegna perse parte delle uova assumendo una forma più appiattita; in Sicilia abbandonò gli albumi diventando maggiormente biscottato.
I Savoiardi si prestano per la realizzazione di dolci classici, quali la zuppa inglese e i sufflè, oppure vengono serviti con le bavaresi, le salse alla vaniglia e al cioccolato, i gelati e le macedonie di frutta.

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La ricetta
Savoiardi q.b. [quanti bastano]
Caffè q.b. [quanto basta]
Polvere di cacao
Mascarpone
Uova 2 o più
Zucchero q.b.
Liquore a piacere

Preparate sufficiente caffè con una moka o con il filtro. Imbevete i savoiardi nel caffè e disponeteli in una teglia o nel piatto da servizio. Ricoprite il primo strato di savoiardi con la crema al mascarpone (vedi sotto). Aggiungete un altro strato di savoiardi e crema e così fino a raggiungere almeno tre o quattro strati. Steso l’ultimo strato di biscotti e crema, spolverate il cacao amaro. Potete aggiungere degli amaretti sbriciolati e qualche chicco di caffè tostato per decorare il dolce. Mettete il tutto in frigo e lasciate riposare per almeno 6 ore. Servitelo freddo.

La crema al mascarpone

La crema al mascarpone

La crema al mascarpone

Prendete una ciotola e mettete le uova con lo zucchero, frullatele con le fruste elettriche fino ad avere un composto gonfio e spumoso. Incorporate il mascarpone e continuate a mescolare, sempre con le fruste elettriche, per incorporarlo in modo uniforme.